Caro Louis, ma quanto mi costi?
Pubblicazione delle Cover: noi paghiamo le licenze agli USA e loro da noi le ottengono gratis!

Come far guadagnare di più Etichette discografiche e Produttori Italiani, approvando una semplice legge di equità internazionale




Non tutti sanno che... se un cantante, musicista o un gruppo musicale Italiano vuole incidere una cover (un rifacimento di un brano) di un artista Americano (pubblicato negli USA) e metterla in commercio, egli - o la sua etichetta musicale - dovrà acquistare una licenza per ogni canzone che vuole realizzare.
Il motivo tecnicamente, è che per poterlo fare, si deve chiedere il permesso al publisher/produttore originale dell'opera. In effetti non esiste quasi mai alcun problema nell'ottenere queste licenze: basta pagare. Vi sono aziende sul web deputate appunto a vendere queste licenze che costano all'incirca 15,00 dollari a canzone.
Se tu vuoi pubblicare un album, per esempio con 20 canzoni di Louis Armstrong, devi acquistare tutte le 20 licenze, una per ogni canzone che hai intenzione di reinterpretare e pubblicare. Dovrai pagare anticipatamente questa cifra (e successivamente pagare le royalties che rappresentano un discorso a parte)
.
Questa compravvendita delle licenze in Europa non esiste, quindi non vale per gli artisti Europei, ma se la Publishing Company originale (l'etichetta discografica) è Americana, questa è la strada per essere in regola.
Poiché gli artisti interpreti che chiedono queste licenze nel mondo sono migliaia, capirete che alla fine le Etichette discografiche Americane incassano un bel gruzzolo di denaro per non fare assolutamente niente altro che concedere un permesso a ripubblicare i loro brani musicali!

Giacché non si può chiedere agli Americani di rinunciare a questi introiti... - nel senso che ci verrebbe risposto candidamente, "e perché dovremmo farlo?" ci domandiamo come mai anche noi Italiani non ci adeguiamo a questo tipo di mentalità, richiedendo una reciprocità che sarebbe equa anziché accettare l'iniqua situazione attuale.
Ciò permetterebbe di far arrivare qualche denaro in più alle etichette discografiche ed ai produttori Italiani, che sono, come possiamo immaginare, in crisi di ossigeno.
Si tratterebbe di soldi tracciabili in quanto questi introiti verrebbero raccolti automaticamente dalla S.I.A.E. per poi esser redistrbuiti agli aventi dritto.

Ci farebbe piacere se il nostro Ministro dei Beni Culturali raccogliesse questo suggerimento (e se i nostri parlamentari facessero altrettanto), che porterebbe solo vantaggi all'Italia.
Qualcuno potrebbe notare che gli artisti Americani che ripubblicano negli USA musica già pubblicata in Italia, non sarebbero molti ma...  - a parte che pochi o tanti che siano questi introiti, farebbero sicuramente bene all'economia Italiana ed anche al fisco Italiano - vorremmo far notare che il fenomeno non sarebbe affatto da sottovalutare: 
in Italia vi è un buon numero di artisti di Jazz i cui brani sono molto ben noti ed apprezzati anche negli USA e sappiamo che nel mondo del jazz si ama ed è prassi comune reinterpretare i brani di altri autori. Anche la musica prodotta per il cinema (colonne sonore) potrebbe generare introiti interessanti dato che l'Italia vanta un discreto numero di compositori famosi internazionalmente, nell'ambito cinematografico.
Inoltre  molti musicisti Italiani delle nuove generazioni - in campo blues, pop, rock ed altro - scrivono e pubblicano anche brani in lingua inglese che potrebbero benissimo esser ripresi da interpreti d'oltreoceano.

Non vediamo per quale motivo noi dovremmo continuare a regalare quello che altri si fanno pagare... da sempre!
Tutto in un contesto in cui a livello politico-economico ci facciamo in quattro per far venire in Italia aziende estere
 (non solo ad investire ma persino per vendere/svendere aziende Italiane a gruppi stranieri) ma non ci occupiamo a sufficienza di come potremmo aiutare le aziende Italiane a sopravvivere o a fare un po' più di business.