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RICORDO DI MASSIMO BERTOLUCCI
di Massimo Pierini 23-01-2022


Massimo Bertolucci è stato uno dei miei più grandi amici, ed io lo sono stato per lui.
Siamo cresciuti a S.Vito negli anni 70 quando il paese aveva un volto diverso e ci siamo conosciuti meglio giocando a pallone nel pratino di fronte a casa sua.
A quel tempo invitare qualcuno a giocare nel pratino di fronte a casa significava accordargli fiducia.
Massimo era un ragazzo a cui piaceva fare amicizia in un contesto in cui questo non rappresentava la normalità. A S.Vito all'epoca si usava diffidare fortemente  di tutto e di tutti e guardarsi in cagnesco era la regola.
Quelli di noi che erano interessati all'amicizia dovevano riconoscersi reciprocamente guardandosi in faccia e ovviamente giocando a pallone... piuttosto che attaccando briga con tutti.
Anche noi eravamo ribelli però c'erano i ribelli buoni e quelli cattivi. Io avevo messo a punto una specie di tecnica per capire quali erano quelli buoni: essendo io un grande amante della musica avevo stabilito che chi amava la musica era buono gli altri erano cattivi!
Massimo Bertolucci non era un grande intenditore di musica ma gli piaceva e questo era sufficiente.
Appena siamo cresciuti un po' questa facilità che aveva di fare amicizia cominciava a farsi notare e divenne una figura popolare nel paese.


S.Vito, anni 70: da sinistra: Massimo Bertolucci, Silvano di Bello, Loria, Massimo Pierini


L'ASSOCIAZIONE CULTURALE I.N.G.
Frequentavamo la biblioteca del centro sociale - che per anni era stato un centro chiuso e di supporto agli ex-tossicodipendenti - eravamo tra i pochi interessati alla poesia. Massimo aveva scoperto Prévert, io avevo preso in prestito i "Fiori Del Male" di Baudelaire un libro che oggi riconosco esser stato importante nella mia formazione.
Una sera del 1983 venne a suonarmi il campanello e mi propose di creare una Associazione Culturale.
Io per diversi giorni fui riluttante ma poi mi lasciai convincere e naque l'ING Impegno Nuova Gioventù. Un nome che io trovavo orribile ma che sapevamo avrebbe sortito un effetto.
Massimo affrontò questo impegno con grandissima energia lavorando come un matto ed anche io non mi risparmiai.
L'associazione durò non più di un paio d'anni ma organizzammo almeno 3 grandi manifestazioni che rimarranno nella storia di S. Vito e per risonanza, anche di Lucca.
Fu una vera esperienza di autoformazione, autodeterminazione ed autogestione.
Era anche un atto di ribellione positiva
nei confronti dello squallore esistenziale e della stagnazione passiva che S.Vito imponeva.
A S.Vito a quei tempi gli unici che si confrontavano erano ancora Don Camillo e Peppone. O seguivi uno o seguivi l'altro ogni altra cosa era proibita, oltraggiosa ed inconcepibile!
Tutti volevano bene a Massimo, era uno di noi. Tutti ne conoscevamo pregi e difetti ma era una di quelle persone a cui perdonavi volentieri i difetti perché i pregi li superavano.

I CAFFE' RENOIR
Dopo che si fu sposato andò ad abitare fuori e tutti pensammo che l'avevamo perso... ma continuava a frequentare il paese (86-88) perché tutti i suoi amici stavano qui... se capite cosa intendo.
Veniva a sentirci suonare al Teatrino dell'Acli dopo il lavoro, prendeva il microfono e cantava con noi, noi glielo lasciavamo fare anche se non era bravissimo, perché non era stonato e si buttava nelle sue interpretazioni anima e corpo. Gli dissi che non sapevo che nome dare alla band e lui ne propose uno molto bello "Caffé Renoir" era un po' troppo raffinato per noi e lo sapevamo ma lo adottammo ugualmente.
Questa fu una seconda fase - che ricordo con piacere - in cui riuscimmo a fare qualcosa di bello per tutti i ragazzi.
In quel periodo venne costruita la nuova chiesa e per l'inaugurazione il parroco Don Carlo che era di ampie vedute, ci invitò a suonare qua fuori... lasciandoci liberi di suonare quello che volevamo.
Sono almeno 6 anni di attività culturale ininterrotta dall'83 al 88.

A fine 89 la mia famiglia si trasferì, altrimenti credo che avremmo continuato all'infinito ad inventarci cose ed iniziative nuove, nonostante fossimo ormai entrati nella cosiddetta età adulta.

ETA' ADULTA
Massimo non rientra nella effimera categoria di uomo di successo: ha conosciuto molte difficoltà e fallimenti nella vita...
ma non si scoraggiava mai e come tutte le persone che sanno quanto è difficile integrarsi ed ottenere ascolto, che hanno saputo vivere con poco (materialmente parlando), era sempre disponibile a dare una mano ed un supporto a tutti.
Nella vita ha fatto molti lavori dai più ambiziosi ai più umili il giornalista pubblicista, l'impiegato, il tipografo, l'organizzatore di eventi, il bibliotecario e chi più ne ha più ne metta.
Agli inizi degli anni 2000 io ed altri amici lo aiutammo a creare un internet café in via cesare Battisti a Lucca che grazie alle sue qualità divenne presto un punto di riferimento sociale per tutta la città inclusi i turisti.
Ad un certo momento anche quella esperienza finì ma non importava perché Massimo sapeva ogni volta rialzarsi da terra e reinventarsi. In questo era un mago.
Benché a tratti si sia anche impegnato politicamente, Massimo non era un animale politico, aveva troppa fierezza e indipendenza di pensiero per esserlo veramente. Era al più prestato temporaneamente alla politica.
Era una persona iperattiva con una forte vocazione sociale.
Alla fine - come sapete - era tornato ad abitare al paese dove era cresciuto impegnandosi come sempre in attività socio-culturali quali la gestione della biblioteca e per regalare un sorriso ai bambini che amava moltissimo.


Massimo Bertolucci sul balcone di casa a S. Vito

EREDITA' SPIRITUALE
Massimo Bertolucci è la persona che più ha fatto e  più ha dato al paese di S.Vito.
Perché non è solo una questione di chi ha avuto i natali qui, è l'esatto contrario.
Non rappresenta chi essendo nato qui è diventato grande e famoso nel mondo.
Rappresenta invece chi essendo nato qui, più si è speso per questa comunità ravvivandola e cambiandone il volto, nell'arco di 40 anni.
Una presenza ed una intelligenza sociale necessaria che valorizzava anche il piccolo, anche la periferia. Grazie a una serie di caratteristiche umane sensibilità, attenzione, generosità che si possono riassumere un una unica parola: cuore.

Perciò al di la' degli elogi funebri e degli omaggi di circostanza io voglio veramente sperare che si possa
tutti insieme - e mi rivolgo soprattutto ai Sanvitesi - istituire una commemorazione annuale da tenersi il 7 Maggio (giorno della sua nascita) intesa come un evento culturale una manifestazione che rappresenti lo spirito attivo, creativo e costruttivo di Massimo Bertolucci.
Apprendere della sua morte è stato un duro colpo anche perché Massimo aveva tutti i mezzi per schivare questo perfido virus. Anche se conoscendolo adesso starà ridendo di noi grazie a quello spirito goliardico che lo contraddistingueva. Dobbiamo accettare che non sia più fisicamente tra di noi ma non possiamo accettare che non continui ad esserci nello spirito.
Caro Massimo anche questa volta l'hai combinata grossa. Di certo non era ancora giunto il tuo tempo. Avevi ancora moltissimo da dare a S. Vito, a Lucca ed al mondo.
Un personaggio unico ed irripetibile. Forse non un modello da prendere ad esempio, dato che non ho mai creduto negli esempi e credo... nemmeno tu, ma sperabilmente una fonte di ispirazione per le nuove generazioni.

Un abbraccio alla famiglia a Sayonara Bertolucci, a Stefano ed alla compagna Silvia che lo ha assistito fino all'ultimo.